La partita del redditometro si gioca sempre più in contraddittorio. È quella la fase in cui il contribuente è chiamato a giustificare gli scostamenti tra tenore di vita – ricostruito in base alle spese elencate nel decreto dell’economia pubblicato venerdì in «Gazzetta Ufficiale» (che recepisce le indicazioni arrivate dal garante privacy) – e redditi dichiarati al fisco. La centralità del contraddittorio emerge anche dai dati relativi al 2014. Scorrendo il rapporto antievasione allegato alla nota di aggiornamento del Def si scopre un particolare rilevante. Se è vero che nel 2014 gli accertamenti «sintetici» del reddito (la definizione del redditometro per i puristi) sono stati 11.091 contro i 21.535 del 2013, bisogna anche considerare che «il risultato annuale non tiene in considerazione i procedimenti istruttori (circa 11.200 inviti al contraddittorio)» che sono stati «chiusi senza la prosecuzione dell’attività di controllo in quanto, sulla base dei documenti forniti o delle motivazioni addotte dal contribuente, in ordine alle “spese certe”, alle “spese per elementi certi”, agli investimenti ed alla quota di risparmio dell’anno, l’ufficio non ha riscontrato elementi tali da giustificare la prosecuzione del controllo sostanziale».
(Il Sole 24 Ore del 29 settembre 2015 – Giovanni Parente pag. 48)
Monza e Brianza – Desio 29/09/2015