Nulla è cambiato. Anzi in qualche caso la situazione peggiora pure. La nostra Pa si conferma il peggiore pagatore in Europa: ci mette almeno 6-7 mesi per saldare le sue fatture – contro i 30 giorni che ci ha imposto l’Ue – e a volte supera abbondantemente i mille giorni, imponendo in alcuni casi alle imprese anche clausole “illegali” come la rinuncia agli interessi di mora. E così Bruxelles, dopo tanti annunci, ha deciso di passare ai fatti: ieri è partito l’iter per la procedura di infrazione per la violazione della direttiva Ue sui tempi di pagamento che obbliga appunto ogni Pa a pagare entro un mese (60 giorni per le Asl e per casi specifici). Adesso l’Italia avrà 5 settimane di tempo per rispondere alle contestazioni sul mancato rispetto delle norme europee. E se la risposta del nostro Governo non sarà soddisfacente si procederà con la messa in mora, il primo step ufficiale della procedura d’infrazione. Che potrà tradursi, alla fine del suo iter, nell’obbligo di pagare una multa. Un costo, questo della sanzione Ue, a cui si deve aggiungere quello più salato – previsto dal D.Lgs. n.231/12 che ha recepito la direttiva – che obbliga ogni Pa ritardataria a sborsare l’8,25% di interessi di mora sulle sue fatture: questo significa che il conto finale rischia di lievitare fino a raggiungere, secondo prime stime, i 3-4 miliardi di spesa in più in un anno. La conferma che l’Italia sia finita formalmente nel mirino di Bruxelles è arrivata dal vice presidente Ue e commissario all’industria, Antonio Tajani.
(Il Sole 24 Ore del 4 febbraio 2014 – Marzio Bartoloni pag. 4)
Monza e Brianza – Desio 04/02/2013