Sono più di tre milioni le case che si trovano nello stesso Comune in cui risiede il proprietario e non costituiscono abitazione principale. In pratica, il 10% degli immobili residenziali italiani. È questo il perimetro di applicazione dell’Irpef sulle case sfitte, reintrodotta per l’anno d’imposta 2013 dalla legge di stabilità. Su tutte queste abitazioni i contribuenti che stanno compilando in questi giorni il modello 730 dovranno verificare caso per caso se il reddito fondiario – considerato solo nella misura del 50% – va sommato alle altre voci che compongono il reddito complessivo. La legge, infatti, impone di tassare con l’Irpef (e le sue addizionali) gli immobili a uso abitativo sottoposti a Imu, non locati e situati nello stesso Comune in cui si trova l’abitazione principale. Evitano la tassazione, quindi, tutte le case affittate, per le quali del resto vengono già tassati i canoni pattuiti nel contratto. Ma basta che un’abitazione sia rimasta vuota per almeno 15 giorni nel corso del 2013 per far scattare il prelievo sulla rendita catastale, in questo caso rivalutata e maggiorata di un terzo, e poi rapportata ai mesi nel corso dei quali l’immobile è rimasto a disposizione del proprietario. Oltre alle case sfitte, l’Irpef colpisce anche gli altri immobili non locati.
(Il Sole 24 Ore del 28 aprile 2014 – Cristiano Dell’Oste pag. 5)
Monza e Brianza – Desio 29/04/2014