BONUS RENZI – ECCO LE REGOLE

― 24 Aprile 2014

Alla fine il «bonus» si attesta a 640 euro per tutti i lavoratori dipendenti e i collaboratori «assimilati» che hanno un reddito compreso fra 8mila e 24mila euro all’anno, e un piccolo “decalage” assicura aiuti discendenti al crescere del reddito a chi si attesta nella fascia 24-26mila euro. Nella versione finale del decreto Renzi scompare il meccanismo originario, che attribuiva un «credito» crescente, pari al 4% del reddito complessivo, per i dipendenti che dichiarano fino a 16mila euro. Il decreto “bollinato” dalla Ragioneria generale per la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» can­cella questa scala, che avrebbe finito per dare meno aiuti a chi ha un reddito più leggero. Estendendo a quasi tutta la platea coinvolta i 640 euro, cioè i «mitici 80 euro al mese» evocati dal presidente del consiglio nella conferenza stampa di venerdì scorso, il bonus recupera un’impostazione progressiva. Per capirlo è sufficiente fare due calcoli, al netto di famigliari a carico o di spese detraibili o deducibili che aiutano ad abbassare l’imposta: per chi dichiara 9mila euro all’anno, il «credito» previsto dal decreto definitivo aumenta del 7,3% il reddito disponibile annuale, cioè i soldi che rimangono in tasca dopo il trattamento fiscale, a 18mila euro il beneficio si attesta al 4,2% e a 24mila si scende al 3,3 per cento. Sopra i 24mila euro, la discesa della parabola alleggerisce progressivamente il bonus, fino ad azzerarlo a quota 26mila. In questo nuovo quadro, l’unico “buco” nella progressività dell’aiuto rimane quello degli incapienti, cioè dei redditi fino a 8mila euro che non pagano l’Irpef grazie alle detrazioni già in vigore.

(Il Sole 24 Ore del 24aprile  2014 – Gianni Trovati pag. 2 )

Il bonus del Governo Renzi dovrà essere rapportato al periodo di lavoro nell’anno. Lo si evince dal testo definitivo del Dl spending review. Gli 80 euro saranno riconosciuti interamente a tutti coloro che devono pagare imposta e che hanno un reddito compreso tra 8000,01 e 24.000 euro. Per chi ha, invece, un reddito che supera i 24.000 ma fino a 26.000 euro, è previsto un décalage che si ottiene mediante l’applicazione di una formula. Si tratta di una somma esente da contributi e da imposte, che non confluisce nell’imponibile di Tfr ma che aumenta il netto della busta paga. Anche se l’introduzione del bonus è di questi giorni, in realtà lo stesso va riferito a tutto il 2014; ne deriva che, per rapportarlo all’effettivo periodo di lavoro, seguendo le regole previste per le detrazioni, si potrebbe dividere il credito (640 euro) per 365 giornate e moltiplicarlo per i giorni (di calendario) di lavoro nell’anno. Il decreto non precisa l’anno di percezione del reddito di riferimento; si presuppone, dunque, che si tratti di quello dello stesso anno in cui viene riconosciuto il credito. Il decreto non specifica nulla in relazione alla percezione di altri tipi di reddito (il cui ammontare potrebbe essere considerevole). In tali circostanze sembre­rebbe che il bonus spetti comunque.

L’impostazione voluta dal legislatore ai fini della fruizione del bonus di 80 euro, fa sì che, malgrado il riferimento reddituale sia su base annua, l’erogazione del bonus avvenga mensilmente. Tale dinamica potrebbe comportare alcuni profili di criticità, se si considerano le particolarità di talune situazioni lavorative. Il comma 2 dell’art.1 del decreto dispone che «Il credito di cui al comma precedente è rapportato al periodo di lavoro nell’anno». Se si provasse ad attribuire una portata estensiva al termine «rapportato», ovvero se, ai fini dell’applicazione del credito, si guardasse non solo alla tipologia del rapporto di lavoro ma anche alla singola entità della prestazione lavorativa, si potrebbe pervenire a una ripartizione del bonus che addirittura potrebbe spingersi fino alla misura­zione giornaliera dello stesso: ciò consentirebbe di superare in moltissimi casi l’impasse di cui si parlava. Ipotiz­ziamo due rapporti part time interamente svolti, nel 2014, dallo stesso lavoratore con riduzione del l’orario pari, rispettivamente, al 60% e al 40% e con retribuzioni annue di 10mila e 13mila euro (reddito totale 23mila euro).

(Il Sole 24 Ore del 24aprile  2014 – Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone pag. 37)

Monza e Brianza – Desio 24/04/2014

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